Dentro l’oscurità, qualcuno grida. Ombre corrono rigide e terrorizzate. Precipita un lampadario, la sala risuona di mille vetri infranti. Sento il tuo fiato sul collo, un terrore nauseabondo s’impossessa del mio cervello, le membra diventano di piombo. Cado. Lentamente provo a muovere il mio sguardo. Non ci sei, eppure la paura mi sfinisce, mi eccita. Nella mia bocca sento la saliva soffocarmi. Il collo freme, sudato. Provo a toccarmi, controllo se ci sono, se ancora non mi hai divorato. Mille voci lamentose e gementi strisciano crudeli nella mia mente. Apro gli occhi, le ombre corrono ancora. Sono nere, la luce che le illumina dietro non mi permette di percepire altro. Comando alle mie gambe di correre, di muoversi. Resto immobile. Ad un tratto sento sul viso qualcosa di denso, di umido, di caldo. Alzo lo sguardo. Dal soffitto gocciola sangue. E’appiccicoso. Una goccia cade sulle mie labbra. La mia lingua si fa spazio e raggiunge presto la goccia. Metallico, violento, intenso e seducente. Ma sento la tua presenza.

Apro gli occhi, davvero stavolta. Mi ritrovo sudata, spaventata, eccitata. Schiudo le gambe e mi sfioro. Intorno a me il silenzio, rotto solo dai tuoi sospiri mentre dormi. Mi giro e sento che ci sei. L’oscurità mi impedisce di vederti, ma il tuo corpo ha un odore, un volume che riempie i miei occhi e la mia mente. Allungo una mano. Sei qui. Mi sdraio nuovamente, ma so bene che non potrò riaddormentarmi. Non voglio, ho il terrore di tornare in quel luogo orribile. La paura e la nausea mi avvolgono ancora. Mi stringono. Sono in una morsa insopportabile e implacabile. L’aria mi manca. Tu ti rigiri nel letto, mi senti gemere. Spero non ti svegli, sarebbe imbarazzante lasciarmi sorprendere terrorizzata e sudata e bagnata. Mi chiederesti spiegazioni, come sempre. Non saprei risponderti. Per te ci sono sempre delle risposte, e probabilmente hai ragione. Per me certe cose sono incomunicabili. O intraducibili in linguaggio. E tu mi tormenti. Non so se mi tormenti per piacere sadico, fine a se stesso, o per interesse clinico e cinico, o per tentare di possedermi, di asservirmi, di aprirmi la mente, oppure vuoi schiacciarmi come un verme. Di certo il tuo amore non è.
La notte. La notte che mi ghermisce a tradimento, che insinua nella mia mente il dubbio. Tu dormi accanto a me, magari anche tu sei preda della notte e chissà quale tortura stai subendo adesso,che sembri sereno. I tuoi muscoli sono rilassati, la tua pelle liscia e asciutta. No, tu sei cullato dalla notte. Io invece lotto con essa. Svegliati maledizione. Perdonami, sono egoista, dormi, almeno tu.
Sei sveglia.- la tua voce è aria, brezza marina leggera.
Si.- come mentire? Come mentirti?
Sei sveglia già da qualche minuto. Vieni qui. –
Mi avvicino e mi metto comoda tra le tue braccia.

– Elena Minissale –